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CORONAVIRUS: l’ambiente ringrazia e noi dobbiamo riflettere

L’imponente rallentamento dell’economia cinese, dovuto essenzialmente alle misure di prevenzione per il Coronavirus Covid-19 ha portato immensi e significativi benefici all’ambiente

Da un immediato riscontro visibile attraverso le mappe satellitari che monitorano l’inquinamento atmosferico da NO2, ossia il biossido di azoto, un gas nocivo emesso prevalentemente da autoveicoli, traffico aereo, impianti industriali e centrali elettriche, si evidenzia con estrema precisione una immediata diminuzione nei primi mesi del 2020, quando l’economia ha subito un brusco shutdown per fare fronte al diffondersi del Covid-19.

Inizialmente questa diminuzione era particolarmente evidente nell’area circoscritta intorno alla città di Wuhan, primo focolaio del nuovo Coronavirus, ma via via si è estesa a tutto il territorio cinese, sempre a causa del progressivo fermo di numerose attività sociali e industriali.

Senza entrare nel merito delle misure adottate per contrastare l’epidemia, con la relativa psicosi su scala mondiale, è bene osservare questo importante fenomeno di rilevanza mondiale, considerando che la Cina produce, da sola, il 30% dell’inquinamento da effetto serra sul pianeta.

Questa osservazione, immediata e incontrovertibile, ci spinge inevitabilmente ad un’ampia riflessione sul rapporto che abbiamo tra la produttività su scala mondiale e l’inquinamento che ne deriva: è possibile fermarsi e quindi è possibile intervenire immediatamente sui consumi per portare al mondo intero quel beneficio tanto richiesto per contrastare le emissioni inquinanti e il cambiamento climatico. Certamente ogni paese ha la necessità di produrre, consumare, importare ed esportare, ma quanto di tutto ciò che viene prodotto su scala globale è necessario ai fini del reale benessere? Anzichè entrare in un circolo vizioso dove bisogna produrre sempre di più per avere sempre più presunti benefici sul piano economico, a cosa serve tutto questo se abbiamo in contrasto un ben più grave danno ambientale che si ripercuote su tutti i paesi e su tutte le popolazioni del mondo?

Negli ultimi 30 anni il tasso di mortalità dovuto a malattie cancerogene è cresciuto del 66%. E’ questo il prezzo da pagare alla produttività forsennata?

E’ veramente difficile trovare una risposta congrua e coerente, siamo nel pieno centro di un paradosso globale dove la produttività viene prima dell’esistenza stessa, prima della salvaguardia della vita e dell’ecosistema che è alla base della vita.

A fronte di poco più di 2.000 vittime causate dal Coronavirus Covid-19 passano in secondo piano i 56 milioni di decessi per malattie cancerogene e ovviamente ci sono numerose ulteriori cause di decesso dovute a malattie respiratorie e all’indebolimento del sistema immunitario.

E’ ancora più importante considerare come i focolai primari del nuovo Coronavirus sono stati proprio le zone più inquinate dalla polluzione atmosferica e nel nostro caso le regioni della Pianura Padana che, guarda caso, è tra le aree più inquinate al mondo con valori di PM2 che sono esattamente il doppio della soglia di tolleranza. Tutti questi numerosi fattori di rischio indeboliscono le vie respiratorie e il sistema immunitario con l’immediata conseguenza che una epidemia virale che colpisce esattamente lì trova un terreno adatto per diffondersi e propagarsi.

Dal punto di vista strettamente ambientale il pianeta, nonostante tutto, ringrazia. Ma anche se è evidente che presto, con il ritorno alla normalità, torneremo ai precedenti drammatici valori di inquinamento, forse in questo abbiamo una possibilità: quella di riflettere. Specchiarci in questa situazione per farci delle domande, chiederci se la corsa al consumo non è, molto più probabilmente, una corsa all’autodistruzione, al consumo del benessere, della salute, della vita e dell’umanità stessa.

Nel frattempo il pianeta ringrazia, perchè tra le numerose iperboliche manifestazioni fini a se stesse, che spesso inducono la politica del lamento anzichè dell’attivismo reale, ci troviamo di fronte, per la prima volta, a delle osservazioni empiriche dirette e significative.

Sono tante, tantissime le cose che possono cambiare in meglio per tutti se, solamente, riuscissimo a concepire di moderare e rallentare una infinità di processi produttivi e numerose abitudini che non si limitano a consumare, ma arrivano a distruggere.

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